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venerdì 28 marzo 2008

Non sono solo

Finalmente sono riuscito ad avere sul mio blog un contributo esterno. L'autore, indefesso sostenitore del low-profile, specialmente quando si tratta di sé stesso, rimarrà anonimamente anonimo.


Passeggiavo su e giù per la banchina, Bologna, stazione buja, la gente assiepata.

Nervosissimo per un posto di lavoro solo ipotizzato ma sicuramente al di sopra delle mie capacità, ho fumato una sigaretta (avevo smesso tempo fa: non ne avevo più toccata una, da allora).

C'è un cestino apposto al muro con un cartello verticale, a cerchi concentrici, a mò di bersaglio.

In tono di ironica sfida la scritta "PROVA LA TUA MIRA"

Che trovata, ho pensato.

Sicuro, ho fatto per spengere la sigaretta contro di questo.

La sono andata a posizionare fra il terzo e il quarto.

Pensa te, ho sbagliato persino lì.

giovedì 27 marzo 2008

Un post più noioso del solito

Dunque.

Un amico, con immotivata e miope fiducia, sia nella mia presunta capacità di scrivere cose che interessino a qualcuno, sia nella mia mai dimostrata capacità di mantenere qualsivoglia impegno, mi ha chiesto di partecipare ad un forum letterario e non, con recensioni su libri, resoconti e contributi vari.

Sebbene la tentazione di fallire in principio rinunciando addirittura a cominciare sia stata forte, ho poi optato per un tipo di fallimento più articolato e certamente più soddisfacente. Ho pensato di accingermi al compito, sfornando prodotti altamente inadatti e completamente insoddisfacenti, in modo che il mio fallimento si possa palesare a tutti.

Ora, nell'attesa, che prevedo lunga ed improduttiva, di inviargli effettivamente qualcosa, butterò giù un paio di pensieri su un libro che ho letto qualche giorno fa.
Tanto per fare una prova.

Il libro in questione si intitola Occhi sulla graticola, per l'appunto.
L'autore si chiama Tiziano Scarpa.
Il libro è scomodo.
Nel senso, se non fosse proprio corto, la risoluzione del lettore a terminarlo (parlando del lettore mi riferisco a me, che di risoluzione, nonché risolutezza, ne ho notoriamente poca) entrerebbe seriamente in crisi.
Senonché è proprio corto, e secondo me il motivo di interesse sta proprio in quello, al di là del fatto che se fosse stato più lungo l'avrei mollato lì.
Di fatto, leggendo il libro ci si accorge che non sta succedendo quasi niente. Ed allora uno (uno sarei sempre io) comincia a chiedersi, ma scusa, se dietro alla copertina c'è la storia, come fanno 'ste cose a succedere che mancano 20 pagine e non è ancora succeso un cacchio?
Cioè, uno dice, capisco che in Alla ricerca del tempo perduto o nell' Ulisse, ci si possa permettere di perdere un po' di tempo, tanto ci sono migliaia di pagine, se rimani un po' indiero poi al massimo recuperi alla fine, tagli un po' di stronzate e ti metti a raccontare sul serio.

E invece lì le pagine scorrono e non si capisce cosa sta succedendo. Si susseguono brani di diari, lettere, elenchi, insomma, tutto quello che non è un racconto inteso come resoconto di una successione di eventi.
Roba anche strana, c'è scritta.

Ma alla fine capisci.
Capisci quando ti rendi conto che il racconto degli avvenimenti si risolve in poche righe, ma non è compresso, tagliato, ignorato, semplicemente è sottointeso.
O meglio, sgorga naturalmente da tutto il materiale statico che riempie il libro e che diventa dinamico nel momento in cui poche azioni, raccontate in fretta e senza cura, gli danno un senso ed una collocazione. Una valenza narrativa e non più descrittiva o informativa.

Non è che sia una maniera comoda per arrivare alla conclusione di una storia, anzi. Oltretutto il libro tenta più volte di respingerti sottoponendoti a stranezze di vario genere, col chiaro intento di indisporti, ma alla fine mai troppo, riuscendo anzi spesso ad incuriosirti. Anche in virtù del fatto che tu vedi che le pagine alla fine sono sempre poche, e questo in fondo ti solleva da una responsabilità.

Hahahahahahahah, non si è capito un cazzo!

Mamma mia, la mia nuova carriera di critico letterario sarà un fallimento...

Ecco qua la mia risposta a tutti voi che mi chiedete di collaborare con voi in vari modi. Con calma, ragazzi, uno alla volta, vedrete che accontenterò tutti. Pasticcio dopo pasticcio, un malinteso dopo l'altro, servirò ad ognuno di voi un bel fallimento appena sfornato che allieti le vostre giornate ridendo di me, povero fallito senza speranza.

martedì 25 marzo 2008

La mia anima è un anime

Vorrei che la mia vita
fosse un cartone animato.
La cosa che desidero di più
È guardarmi vivere.


A. guardava i cartoni.
Tanti, tantissimi, tutti quelli che incontrava nel suo quotidiano vagabondare per gli spazi tristi e dismessi delle frequenze televisive.
Gli piacevano quasi solo quelli giapponesi, quasi solo quelli vecchi, magari vecchi di vent’anni. Quei cartoni che hanno una memoria, che hanno l’aria languida e malinconica di qualcosa che appartiene ad un mondo che non c’è più.
Erano quelli che cercava, quei cartoni di un altro tempo che per sbaglio rimanevano impigliati nel palinsesto di qualche emittente locale.
A. pensava che si sentissero soli, abbandonati, ed anche un po’ patetici nel loro rievocare mondi scomparsi e vicende sommerse dal tempo.
Pensava che fossero cartoni tristi.
Era questo che glieli faceva piacere così tanto, che glieli faceva amare tanto profondamente.
Gli dispiaceva per loro.
Anche lui, come loro, viveva di ricordi. La sua vita era un ricordo. Era nostalgia. Di tutto. O meglio, di niente.
Del tempo in sé.




lunedì 10 marzo 2008

Il giorno più felice

La felicità è una cosa di cui ho paura.

Sarà la paura dell'ignoto, di questa cosa che non sai bene cos'è ma ne vedi gli effetti sulle persone.
Sembrano stupidi.

Sarà che per me la felicità è sempre stata un motivo per essere triste, pensando che, in fondo, quando finisce è peggio di prima.

Sarà perché, appunto per questo, non ho mai provato la felicità completa. I miei momenti felici sono sempre stati venati da una crepa di malinconia.

Eppure.

Eppure io quella sera sono stato felice.

Felice e basta.

Certo, adesso che l'ho provata ne ho ancora più paura. Ne sono terrorizzato.

Ne valeva la pena, viene da chiedersi?

La risposta arriva con sconcertante immediatezza.

Tutta la vita.

sabato 8 marzo 2008

Exit

Mi sveglio alle 8.

Penso con irritazione che mi sono steso solo 4 ore fa.

Mi sembra di avere uno stagno di vodka e redbull nella scatola cranica.
La testa mi fa male, le cose fanno un rumore sordo, in bocca ho un sapore di urina di iena, credo.
La gola mi raschia un po' per le troppe risate isteriche e forzate.

Vado in bagno, piscio un po' di toro rosso, scoreggio con svogliatezza e tornando in camera intravedo un volto da vampiro tisico allo specchio.

Ieri sera mi appare come vissuta da un altro.

Poi, lo vedo.
Sulla mano, bello netto e centrato.
No, ero proprio io. Sono uno di loro. Il timbro me lo ricorda sempre.

Ancora una sera passata a cercare qualcosa che non ho trovato.
Ancora una mattina in cui mi imbatto con fastidio nel segno inequivocabile del mio fallimento.

Exit.

venerdì 7 marzo 2008

Ho il vento dentro

L'altro giorno stavo in piedi sulla cima di una collina sopra casa mia.

Il vento mi soffiava addosso ed il sole basso mi feriva gli occhi.

Mi sentivo come quando, dopo aver trattenuto il respiro fino al limite, prendi finalmente una boccata d'aria e i polmoni si rilassano ed il dolore passa per un attimo e la sensazione dell'aria fresca dentro di te ti ricorda che sei vivo.

Sarà stato quel vento che soffiava senza stanchezza ad entrarmi dentro.

O forse sarà che in quel momento ho capito che ho il vento che soffia, sempre, dentro di me.

giovedì 6 marzo 2008

Morning yearning

Stanchi occhi insonni
cercano nel buio
qualcosa che non sia il tuo viso.

lunedì 3 marzo 2008

De' pilu e del(le) pene, ovvero In pilu veritas

"Ci sono diversi uomini che sono diventati geni per via di una ragazza, parecchi sono diventati eroi per via di una ragazza, parecchi sono diventati poeti per via di una ragazza, diversi sono diventati santi per via di una ragazza...
Ma non c'è nessuno che sia diventato genio, eroe, poeta o santo per via della ragazza che ha ottenuto." [...]
"Il maggior favore che una donna può fare al proprio uomo è di essergli infedele il più presto possibile. Ciò si paga, è vero, col più profondo dolore, ma questa è anche la più grande beatitudine".
S.Kierkegaard,
In vino veritas