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lunedì 1 settembre 2008

Dover partire, saper tornare.

Si può camminare diretti verso qualcosa, o si può camminare solo per camminare. Io non so dove sono diretto.

28 febbraio di quest'anno.

Non so non partire, non so non tornare. Una quadrupla negazione per dare una forma alla mia confusione. Al mio sentirmi come la negazione di qualcosa, l'affermazione di nulla.

Scrivevo queste cose, il 28 febbraio di quest'anno. Vittima della contraddizione di sentirsi imprigionato dalle possibilita', mi sentivo come qualcuno chiuso fuori da una gabbia in cui non puo' entrare.

Ho viaggiato in questi giorni. Verso posti a lungo sfiorati con l'immaginazione e finalmente toccati, calpestati, osservati, annusati, vissuti.

Ho vissuto l'appagamento di quando si scopre che desiderare un luogo non significa sempre essere destinati a non andarci mai. A cercarne dei surrogati.

Ho vissuto l'indipendenza che viene dalla solitudine, e la solitudine che viene dall'indipendenza.

Ho abbandonato il luogo dove avevo vissuto gli ultimi mesi, che da meta di un viaggio e' diventato il posto in cui faccio ritorno dopo un viaggio.

Non si puo' chiamare un posto casa se non ci si ritorna da un viaggio.

Ho letto una cosa scritta da un amico, una cosa scritta un anno fa e riportata adesso, come ho fatto io con il 28 febbraio di quest'anno.

Parla del suo viaggio. Di come vi sia giunto spinto solo (solo?) dall'esistenza delle possibilita'. Io penso a quando lessi le stesse parole un anno fa, e di come mi sentissi attratto dalle possibilita' che vi leggevo.

Poi penso a come mi sentivo imprigionato dall'esistenza delle stesse possibilita', prima di partire per questo viaggio.

Adesso, rileggendo quelle parole, ripensando al mio viaggio appena concluso, so che dovevo partire. Per non essere quello che non sa tornare perche' non sa partire. Perche' questa era la prima partenza vera e non potevo continuare a vivere nell'inganno di partenze finte e ritorni finti.

Perche' una partenza vera ti costringe a cercare una traiettoria. Ed un motivo per tornare.

Un motivo vero.

E, tra partenza e ritorno, ti costringe a trovare qualcosa da essere.

Nel frattempo.

Oggi ho letto anche un'altra cosa, scritta da un'altra persona. Alla fine, diceva:

torna.

Si. Adesso ho un motivo per tornare. Se non fossi partito non avrei potuto tornare. Ma adesso si. Adesso so dove sono diretto.

Torno.

4 commenti:

Otto-volante ha detto...

..

branding walsh ha detto...

espressivo...

Otto-volante ha detto...

Scusa brandingwalsh, in realtà si è trattato di un errore. Ho trovato il post molto ricco di spunti e mi ha fatto pensare alla mia esperienza con occhiali diversi.. mi rivedo in parecchie delle cose che hai scritto..

branding walsh ha detto...

non ero nemmeno sicuro di chi fosse l'autore, anche se un' idea l'avevo.

comunque io i puntini li avevo trovati appropriati.