C'e' un amico che ha scritto una cosa su un suo amico sottosopra che secondo me sono proprio io quello li'. Nel senso, non e' che mi ci ritrovo e dico potrei essere io. Son proprio io. Che bello ne? Ecco, allora in questi casi mi viene da pensare che essere amici alla fine si riduce semplicemente a questo, dire una cosa, anche solo una in 26 anni ma al momento giusto ed a quel punto che importa se quando c'era da uscire non uscivi o se non eri simpatico quando si era in gruppo o se ti sentivi spesso perche' ad essere superficiale, a far finta di non capire quello che ti succedeva attorno ci provavi ma proprio non ci riuscivi e non eri bravo come me nell'addormentare il fastidio inebetendoti delle tue stesse risate isteriche.
Che poi non e' che di cose come questa ne ha detta solo una, e' che forse questo e' un momento piu' giusto degli altri perche' per provare a trovare una direzione mi sono dovuto mettere a testa in giu', come se in tutti gli altri versi ci avessi gia' provato e non mi rimanesse altro davvero che capovolgermi come un saltimbanco.
Io mi ci mettevo a testa in giu' da piccolo, mi sdraiavo e tiravo su i piedi e facevo finta che il soffitto fosse il pavimento e che ne so, mi sentivo piu' libero, come se stessi camminando su un pavimento solo mio, e mi viene in mente che magari sono venuto qui con la stessa idea, magari sto cercando un pavimento solo mio dove camminare.
Che poi a me a parlare di pavimenti mi viene in mente lei, che la canzone che ascoltavamo diceva cosi', e noi sto pavimento lo stiamo seguendo l'uno sottosopra all'altra, ma io credo che 'sto pavimento sia proprio lo stesso ed infatti quel giorno a casa mia anche lei mi diceva che si metteva a testa in giu' da piccola per camminare sul soffitto e a me era venuto da pensare che forse lo faceva ancora perche' lei e' una che fa le cose da bambina ogni tanto, ma neanche tanto quello, e' che fa le cose normali con un modo da bambina, tipo quando ride se sente la mia voce da sottosopra ed io allora non capisco piu' niente, come dice un altro mio amico vado in barca.
E' che io certe cose mi sa che dovevo vederle da sottosopra per capirle, a testa in giu' perche' se stavo girato normale mi sembravano come le altre ed invece sono diverse e lo vedi solo se le guardi da un altro angolo, tipo un amico che dice cose diverse dagli altri o una ragazza che ride in modo diverso dalle altre, diversi, sono proprio diversi quei due li', che quasi quasi tra un po' mi rigiro dal verso giusto e li vado a salutare guarda.
Magari con lui torno su a quel parcheggio dove stavamo appoggiati alla portiera, che poi e' il parcheggio dove ci siam fermati io e lei quella sera della festa che ha iniziato tutto, e parliamo un po' di com'era il mondo da sottosopra, e poi torno con lei nel primo posto dove siamo andati insieme dopo la sera del parcheggio e che, guarda un po', si chiama sottosopra, ed allora io ridendo le diro' che non c'era bisogno di venire qui in zelandia per essere sottosopra e che alla fine da qualsiasi parte io sia girato, l'importante e' che sia la stessa parte sua, e poi le parlero' un po' del mio amico, che un giorno aveva scritto un post sul suo amico sottosopra.
giovedì 5 giugno 2008
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3 commenti:
;)
no sapevo che ti esprimessi anche tu con gli smileys (o come cristodio si chiamano) come le troiette dodicenni.
e' rassicurante.
Eh sì, neanche io lo sapevo, visto? E' la capacità di sorprendere.
Adesso scappo, che vado a limonare duro alle giostre davanti alle casse che fanno UNZ UNZ UNZ
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