Mi ricordo una raccolta di Herman Hesse, intitolata Vagabondaggio. Ricordo anche che, tanti anni fa, la comprai solo per il titolo.
E dentro vi trovai quello che mi attendevo. Pensieri, immagini. Limpidi e spezzettati come solo gli appunti di viaggio possono essere.
Vagabondaggio e’ un termine che mi ha sempre attirato più di viaggio, perché ha in sé qualcosa di indefinito, di infinito, dove invece viaggio può (anche se non necessariamente) presupporre una fine, un ritorno.
Ma soprattutto una destinazione.
Il vagabondaggio non presuppone una destinazione, o meglio, ne presuppone infinite, una per ogni momento.
La destinazione del vagabondaggio è se stessi.
Mi muovo nella vita con passo inquieto per cercare di raggiungere il luogo dove è nascosto me stesso.
Lo cerco per potergli raccontare le cose meravigliose che ho visto durante il mio vagabondaggio.
giovedì 28 febbraio 2008
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2 commenti:
Ci si vedono delle montagne, qui; ci si vede della neve, forse.
Dimmi se sbaglio.
....anche del pinot nero, se non sbaglio...
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