I motivi possono essere molteplici, il primo che mi viene in mente è che ultimamente mi sono un po' distaccato da una visione meccanicistico-shopenaueriana del pilu come mero incentivo all'eiaculazione (visione che deriva da un ben più shopenaueriano pessimismo universale riguardo al pilu, di cui sicuramente parlerò nei prossimi post), per esplorarne gli aspetti più squisitamente relazionali ed antropilogici (non è un refuso).
A proposito di questo, oggi mi sento di condividere una riflessione, che scaturisce da una situazione che sto vivendo.
Si dà il caso che in questi giorni sia stato colto da una infezione alle tonsille d'altri tempi, quando non c'erano ancora gli antibiotici e l'aspettattiva di vita era 35 anni.
Si dà anche il caso che nell'ultima settimana mi sia fuso il cervello e che questa sera la mia agenda veda un appuntamento piuttosto irrinunciabile, a cui appunto mi sono imposto di non mancare no matter what.
Questa decisione si è tradotta, nello specifico, in:
- n. 2 bustine di Nimesulid, antiinfiammatorio, principio attivo nimesulide
- n. 4 pastiglie di Tachipirina, principio attivo paracetamolo
- n. 3 pastiglie di Clavulin, antibiotico, principio attivo amoxicillina + acido clavulanico
- n. imprecisato di pastiglie di Neo Formitrol, cetilpiridinio cloruro
- n. imprecisato di flaconcini di Dr Marcus, soluzione fisiologica nasale
- n. 20 gocce di En per dormire
e, dulcis in fundo, i mitici fumi col pentolone di acqua bollente e bicarbonato.
E che c'è di strano, si dirà, beh niente se non che tutto ciò è stato da me assunto non in 2 settimane ma in un giorno e mezzo.
A questo punto, forse perché troppo imbottito di principi attivi per formulare un pensiero logico, ho constatato l'evidente collegamento tra l'accanimento terapeutico e l'innamoramento.
Prima similitudine, enrambi si originano da una condizione di malessere.
Seconda similitudine, entrambi sono praticati da persone con evidenti e gravi scompensi psicologici.
Terza similitudine, entrambi danno iniziali indizi di sollievo, ma poi conducono ad una situazione peggiore di quella di partenza (mortale in alcuni casi).
Quarta similitudine, la più importante secondo me, entrambi vengono perseguiti con isterica perseveranza, il malato è in una specie di trance agonistica che lo spinge ad un'assunzione continua ed ossessiva (rispettivamente di medicine o del malcapitato oggetto d'amore) e lo lascia a martoriarsi nella spasmodica attesa di risultati (immediati ed irrealistici).
Direi quindi che, in definitiva, il fenomeno di accanimento terapeutico di cui sono rimasto vittima si traduce, nello specifico in:
- n.1 esemplare di Laura, principio attivo pilu.
*N.B.: il termine accanimento terapeutico non è qui usato nel suo significato originale, ovvero di prolungamento artificiale e forzato della vita umana, ma semplicemente nell'accezione che mi andava oggi, ovvero di uno che si accanisce a curarsi. A chi obietta che non si possono utilizzare i termini a sproposito, io ribatto serenamente che me ne sciacquo il cazzo.
2 commenti:
lov!
Posta un commento