sabato 28 giugno 2008
oggi è proprio un giorno da post
Oggi è proprio un giorno da post.
Non mi sono mai alzato dal letto, oggi, la mia vescica mi comunica la sua incredulità ad intervalli regolari ma io ho deciso di ignorarla a costo di lancinanti dolori e del rischio di dormire sotto il letto (questa è bella, la dovete sentire. Nella stanza di ostello dove un mio conoscente, stimato olandese, ha trovato alloggio, ad un certo punto entra un tipo correndo e blaterando frasi sconnesse, prende il suo cuscino e si mette a dormire sotto il letto, sul pavimento. Si è scoperto il giorno dopo che si era pisciato a letto, ma nessuno ha cambiato il materasso così quello dopo di lui ci ha dormito sopra).
L'immagine più significativa di ieri notte è lo stimato olandese seduto in un bar dove entra la pioggia, con i ridicoli riccioli tutti bagnati che fissa la pinta di birra davanti a sé continuando a ripetere fucking place fucking people fucking new zealand fuck everything e poi con fare cordiale mi annuncia che va a dormire altrimenti mette le mani addosso a qualcuno. Io gli sorrido, lo saluto con affetto e penso che ho fatto proprio bene a venire qui.
Qualche tequila dopo sono nel letto con il mal di testa ed in mano una fetta di pizza che ho trovato in un cartone abbandonato in cucina, il computer ovviamente è acceso, dato che non l'ho spento nemmeno durante la cena con i miei conoscenti, l'ho tenuto per mettere la musica ma poi mentre la mettevo senza che me ne accorgessi tac si apre la casella di posta (strano, di solito non si apre da sola...) e sempre senza accorgermene mi sono trovato a leggere, e tanto meno mi sono accorto di stare rispondendo durante la cena, cioé, mi sono messo a scrivere con alcolico impeto seduto sul divano mentre la gente degustava vino a poco prezzo intorno a me.
Sono alla frutta. Anzi, alla pizza avanzata (dagli altri).
Da stamattina non ho fatto granché, a parte cambiare laboriosamente posizione nel letto per 4 o 5 volte. Ma anche volendo, fuori piove. Tanto, e a scrosci. Come sempre. Ottima stagione per godere del clima oceanico (non credo si possa dire atlantico perché non siamo sull'atlantico) in tutta la sua simpatica piovosità del cazzo.
Tuttavia, amici, non mi sento di cattivo umore. Direi piuttosto che non ho umore.
Che bel giorno da post.
Ah, a proposito, con questo post raggiungo per la prima volta la doppia cifra in un mese, non ero mai andato sopra i 9. Che bella persona che sono.
Non mi sono mai alzato dal letto, oggi, la mia vescica mi comunica la sua incredulità ad intervalli regolari ma io ho deciso di ignorarla a costo di lancinanti dolori e del rischio di dormire sotto il letto (questa è bella, la dovete sentire. Nella stanza di ostello dove un mio conoscente, stimato olandese, ha trovato alloggio, ad un certo punto entra un tipo correndo e blaterando frasi sconnesse, prende il suo cuscino e si mette a dormire sotto il letto, sul pavimento. Si è scoperto il giorno dopo che si era pisciato a letto, ma nessuno ha cambiato il materasso così quello dopo di lui ci ha dormito sopra).
L'immagine più significativa di ieri notte è lo stimato olandese seduto in un bar dove entra la pioggia, con i ridicoli riccioli tutti bagnati che fissa la pinta di birra davanti a sé continuando a ripetere fucking place fucking people fucking new zealand fuck everything e poi con fare cordiale mi annuncia che va a dormire altrimenti mette le mani addosso a qualcuno. Io gli sorrido, lo saluto con affetto e penso che ho fatto proprio bene a venire qui.
Qualche tequila dopo sono nel letto con il mal di testa ed in mano una fetta di pizza che ho trovato in un cartone abbandonato in cucina, il computer ovviamente è acceso, dato che non l'ho spento nemmeno durante la cena con i miei conoscenti, l'ho tenuto per mettere la musica ma poi mentre la mettevo senza che me ne accorgessi tac si apre la casella di posta (strano, di solito non si apre da sola...) e sempre senza accorgermene mi sono trovato a leggere, e tanto meno mi sono accorto di stare rispondendo durante la cena, cioé, mi sono messo a scrivere con alcolico impeto seduto sul divano mentre la gente degustava vino a poco prezzo intorno a me.
Sono alla frutta. Anzi, alla pizza avanzata (dagli altri).
Da stamattina non ho fatto granché, a parte cambiare laboriosamente posizione nel letto per 4 o 5 volte. Ma anche volendo, fuori piove. Tanto, e a scrosci. Come sempre. Ottima stagione per godere del clima oceanico (non credo si possa dire atlantico perché non siamo sull'atlantico) in tutta la sua simpatica piovosità del cazzo.
Tuttavia, amici, non mi sento di cattivo umore. Direi piuttosto che non ho umore.
Che bel giorno da post.
Ah, a proposito, con questo post raggiungo per la prima volta la doppia cifra in un mese, non ero mai andato sopra i 9. Che bella persona che sono.
martedì 17 giugno 2008
sogni estremi
Il sogno è un pendìo.
Un pendio che per qualcuno è ripido, vi precipita a velocità folle, risucchiato verso il basso dalla realtà, che nel sogno dello sciatore è la gravità.
Altri vorrebbero che fosse un pendio dolce, su cui descrivere ampie curve pigre, e potersi fermare in ogni momento.
Forse perché, tempo prima, si sono schiantati scivolando dalle pareti verticali dei loro sogni più estremi.
Io sono un sognatore dell'estremo.
Appeso a lamine affilate come le mie paure, sfido inclinazioni improbabili, percorro incredulo panorami sconvolti dalla pendenza, annullo qualche limite e ne scopro mille altri.
Ogni curva è allo stesso tempo una preghiera ed una sfida a Dio. Ogni curva mi fa esultare e mi terrorizza. Mi commuove e mi dispera.
Ci vuole coraggio a sognare.
Come lo sciatore estremo sa che ogni curva può essere l'ultima, il sognatore estremo sa che questa volta potrebbe non riaversi dopo l'impatto con la realtà.
Fare sogni estremi è estremamente pericoloso.
Chi rischia ogni volta si ripete che in fondo corre il rischio minore.
Il cinismo ed il disincanto azzerano le pendenze. Appiattiscono le montagne. Sono forze, quelle sì, spaventose.
In fondo, si dice il sognatore estremo prima di affrontare l'ennesimo salto impossibile, mentre un lieve sorriso increspa la tensione del viso,
in fondo, chi non rischia di cadere è perché è già per terra…
Un pendio che per qualcuno è ripido, vi precipita a velocità folle, risucchiato verso il basso dalla realtà, che nel sogno dello sciatore è la gravità.
Altri vorrebbero che fosse un pendio dolce, su cui descrivere ampie curve pigre, e potersi fermare in ogni momento.
Forse perché, tempo prima, si sono schiantati scivolando dalle pareti verticali dei loro sogni più estremi.
Io sono un sognatore dell'estremo.
Appeso a lamine affilate come le mie paure, sfido inclinazioni improbabili, percorro incredulo panorami sconvolti dalla pendenza, annullo qualche limite e ne scopro mille altri.
Ogni curva è allo stesso tempo una preghiera ed una sfida a Dio. Ogni curva mi fa esultare e mi terrorizza. Mi commuove e mi dispera.
Ci vuole coraggio a sognare.
Come lo sciatore estremo sa che ogni curva può essere l'ultima, il sognatore estremo sa che questa volta potrebbe non riaversi dopo l'impatto con la realtà.
Fare sogni estremi è estremamente pericoloso.
Chi rischia ogni volta si ripete che in fondo corre il rischio minore.
Il cinismo ed il disincanto azzerano le pendenze. Appiattiscono le montagne. Sono forze, quelle sì, spaventose.
In fondo, si dice il sognatore estremo prima di affrontare l'ennesimo salto impossibile, mentre un lieve sorriso increspa la tensione del viso,
in fondo, chi non rischia di cadere è perché è già per terra…
lunedì 16 giugno 2008
Sunny (16/2/2008)
sei entrata di corsa lamentandoti che era tutto buio
e con un gesto improvviso hai spostato le tende.
(sunny)
e con un gesto improvviso hai spostato le tende.
(sunny)
mercoledì 11 giugno 2008
Sul perché sono qui
Io non sono nato per essere un ingranaggio.
Non sono nato per fare un passo alla volta. Né per essere guidato su una strada già frequentata.
La mia vita non dev'essere come la riga sull'asfalto dell'autostrada (biancogrigiobiancogrigiobianco).
La mia vita dev'essere una strada di campagna, pietrosa, polverosa e incolta, tutta curve, fossi e gobbe.
Ora gira angusta, ti chiude lo sguardo dietro ad un colle erboso. Ora si spalanca verso una vallata arrugginita dal sole del tramonto, tuffandosi folle per ripidi declivi, poi salendo stanca, tra faticosi tornanti.
E procede così, tra muri d'erba e sconfinati orizzonti, vivendo delle storie che raccontano il sole, le nuvole ed il vento.
Finché, ad un certo momento, l'aria si fa diversa e, tremolante nel vuoto, cade la neve.
Non sono nato per fare un passo alla volta. Né per essere guidato su una strada già frequentata.
La mia vita non dev'essere come la riga sull'asfalto dell'autostrada (biancogrigiobiancogrigiobianco).
La mia vita dev'essere una strada di campagna, pietrosa, polverosa e incolta, tutta curve, fossi e gobbe.
Ora gira angusta, ti chiude lo sguardo dietro ad un colle erboso. Ora si spalanca verso una vallata arrugginita dal sole del tramonto, tuffandosi folle per ripidi declivi, poi salendo stanca, tra faticosi tornanti.
E procede così, tra muri d'erba e sconfinati orizzonti, vivendo delle storie che raccontano il sole, le nuvole ed il vento.
Finché, ad un certo momento, l'aria si fa diversa e, tremolante nel vuoto, cade la neve.
martedì 10 giugno 2008
Flyin' high in the friendly sky
Mi capita a volte di scambiare il giorno con la notte.
Di sentire il giorno pesarmi sugli occhi, di muovermi a rallentatore dentro un' ovattata spossatezza.
Di sentire, poi, la sera che si fa strada tra gli stipiti delle porte, ed entrare in uno stato di vaga attesa.
Di attendere nel buio il sonno e trovarvi al suo posto una strana lucidità. Come se quello fosse il momento che i miei pensieri scelgono per affacciarsi fuori dal loro rifugio.
L'aria della sera li invoglia ad uscire.
Così, come falene, svolazzano per un po' intorno alla mia testa per poi uscire nella notte. Ma torneranno, come tutte le creature notturne, prima della luce.
Mi capita così di accogliere la sera con fare amichevole.
Mi capita poi, all'inizio del nuovo giorno, di aprire gli occhi e non desiderare altro che richiuderli.
flying-marvin
.
Di sentire il giorno pesarmi sugli occhi, di muovermi a rallentatore dentro un' ovattata spossatezza.
Di sentire, poi, la sera che si fa strada tra gli stipiti delle porte, ed entrare in uno stato di vaga attesa.
Di attendere nel buio il sonno e trovarvi al suo posto una strana lucidità. Come se quello fosse il momento che i miei pensieri scelgono per affacciarsi fuori dal loro rifugio.
L'aria della sera li invoglia ad uscire.
Così, come falene, svolazzano per un po' intorno alla mia testa per poi uscire nella notte. Ma torneranno, come tutte le creature notturne, prima della luce.
Mi capita così di accogliere la sera con fare amichevole.
Mi capita poi, all'inizio del nuovo giorno, di aprire gli occhi e non desiderare altro che richiuderli.
flying-marvin
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sabato 7 giugno 2008
Laughter through tears
Che poi adesso a parlar di amici me ne viene in mente pure un'altra di amica, che poi e' quella che mi ha scritto quella cosa sul fallire sottosopra che dicevo due post fa.
Mi sa che le e' sembrata una mancanza di rispetto che l'ho messa sul mio blog dove la possono leggere tutti senza nemmeno chiedere, tra l'altro neanche le ho risposto ma non per cattiveria, anzi, e' che a volte a me sembra di essere deprimente e ci avevo paura di peggiorare la situazione che io purtroppo non son capace di dire cose indipendenti dal mio umore.
Ma secondo me ho anche pensato che io a quella donna li' non c'ho mica niente da dirle, nel senso, quella li' e' una con le palle, figurati se le devo insegnare qualcosa io, che una volta uno ci ha provato eh, a fare il maestrino con lei, le ha pure mandato una definizione del dizionario via mail e quella volta li' io c'ho avuto paura per lui, non avrei proprio voluto essere al suo posto, proprio no.
E quindi dico, che le vuoi dire ad una cosi', al massimo e' lei che ti deve spiegare le cose, che di cose ne ha fatte tante pero' non si e' mai stancata di cercare, che quando vedi gente cosi' dici ah, allora posso farlo anch'io, posso stare anch'io in giro a cercare che se lo fa una cosi', se una come lei non si siede e non si accontenta, mica lo posso fare io. Che il problema poi e' che a lei ogni tanto viene il cattivo umore un po' come a me, e ci sediamo e non riusciamo piu' ad alzarci, ci sembra troppo faticoso fare tutto e meno male che a volte ci telefonavamo e un po' di questa indecisione ce la raccontavamo a vicenda e stavamo un'ora a decidere dove minchia andare a cena, che io c'ho il vino ma tu c'hai i funghi e allora facciamo il riso col vino e i funghi che non se ne parla piu'.
E poi quando proprio non ce la facevamo piu' ce ne andavamo, io montavo le pelli sugli sci ed iniziavo ad andar su e lei invece se ne andava in barca ad inseguire un orizzonte piatto che le dava tranquillita' perche' non ci vedeva i saliscendi, che in questa cosa eravamo diversi perche' a me piace andare su e giu' mentre a lei solo avanti, ma in fondo l'importante e' fare della strada perche' se si sta fermi e' finita.
Ecco, se proprio dovessi dirle qualcosa le direi questo, sta cosa banale che uno dice, dovevi scrivere mezz'ora per arrivarci, eh, ci avrebbe ragione ma a volte secondo me non fermarsi e' difficile, soprattutto e' difficile capire se si sta andando avanti con le proprie gambe o solo per inerzia, che per me e per quella amica li' l'inerzia e' la cosa piu' pericolosa, che ci intristiamo e ci lasciamo trasportare e allora e' proprio finita, ma io penso che alla fine a lei non succede perche' lei e' una che mi si intristisce con facilita', magari mi si piange anche un po' addosso pero' poi e' una che tira sempre fuori il sorriso tra le lacrime.
Mi sa che le e' sembrata una mancanza di rispetto che l'ho messa sul mio blog dove la possono leggere tutti senza nemmeno chiedere, tra l'altro neanche le ho risposto ma non per cattiveria, anzi, e' che a volte a me sembra di essere deprimente e ci avevo paura di peggiorare la situazione che io purtroppo non son capace di dire cose indipendenti dal mio umore.
Ma secondo me ho anche pensato che io a quella donna li' non c'ho mica niente da dirle, nel senso, quella li' e' una con le palle, figurati se le devo insegnare qualcosa io, che una volta uno ci ha provato eh, a fare il maestrino con lei, le ha pure mandato una definizione del dizionario via mail e quella volta li' io c'ho avuto paura per lui, non avrei proprio voluto essere al suo posto, proprio no.
E quindi dico, che le vuoi dire ad una cosi', al massimo e' lei che ti deve spiegare le cose, che di cose ne ha fatte tante pero' non si e' mai stancata di cercare, che quando vedi gente cosi' dici ah, allora posso farlo anch'io, posso stare anch'io in giro a cercare che se lo fa una cosi', se una come lei non si siede e non si accontenta, mica lo posso fare io. Che il problema poi e' che a lei ogni tanto viene il cattivo umore un po' come a me, e ci sediamo e non riusciamo piu' ad alzarci, ci sembra troppo faticoso fare tutto e meno male che a volte ci telefonavamo e un po' di questa indecisione ce la raccontavamo a vicenda e stavamo un'ora a decidere dove minchia andare a cena, che io c'ho il vino ma tu c'hai i funghi e allora facciamo il riso col vino e i funghi che non se ne parla piu'.
E poi quando proprio non ce la facevamo piu' ce ne andavamo, io montavo le pelli sugli sci ed iniziavo ad andar su e lei invece se ne andava in barca ad inseguire un orizzonte piatto che le dava tranquillita' perche' non ci vedeva i saliscendi, che in questa cosa eravamo diversi perche' a me piace andare su e giu' mentre a lei solo avanti, ma in fondo l'importante e' fare della strada perche' se si sta fermi e' finita.
Ecco, se proprio dovessi dirle qualcosa le direi questo, sta cosa banale che uno dice, dovevi scrivere mezz'ora per arrivarci, eh, ci avrebbe ragione ma a volte secondo me non fermarsi e' difficile, soprattutto e' difficile capire se si sta andando avanti con le proprie gambe o solo per inerzia, che per me e per quella amica li' l'inerzia e' la cosa piu' pericolosa, che ci intristiamo e ci lasciamo trasportare e allora e' proprio finita, ma io penso che alla fine a lei non succede perche' lei e' una che mi si intristisce con facilita', magari mi si piange anche un po' addosso pero' poi e' una che tira sempre fuori il sorriso tra le lacrime.
venerdì 6 giugno 2008
come potete vedere, sto malissimo
my condition si deduce anche dalla condition delle persone che hanno a che fare con me, nonché dal tipo di mezzi che usano per rivolgersi al sottoscritto:
http://www.acapela-group.com/Greetings/1-b9068d52bfd50
come potete vedere, sto malissimo.
http://www.acapela-group.com/Greetings/1-b9068d52bfd50
come potete vedere, sto malissimo.
giovedì 5 giugno 2008
sottosopra
C'e' un amico che ha scritto una cosa su un suo amico sottosopra che secondo me sono proprio io quello li'. Nel senso, non e' che mi ci ritrovo e dico potrei essere io. Son proprio io. Che bello ne? Ecco, allora in questi casi mi viene da pensare che essere amici alla fine si riduce semplicemente a questo, dire una cosa, anche solo una in 26 anni ma al momento giusto ed a quel punto che importa se quando c'era da uscire non uscivi o se non eri simpatico quando si era in gruppo o se ti sentivi spesso perche' ad essere superficiale, a far finta di non capire quello che ti succedeva attorno ci provavi ma proprio non ci riuscivi e non eri bravo come me nell'addormentare il fastidio inebetendoti delle tue stesse risate isteriche.
Che poi non e' che di cose come questa ne ha detta solo una, e' che forse questo e' un momento piu' giusto degli altri perche' per provare a trovare una direzione mi sono dovuto mettere a testa in giu', come se in tutti gli altri versi ci avessi gia' provato e non mi rimanesse altro davvero che capovolgermi come un saltimbanco.
Io mi ci mettevo a testa in giu' da piccolo, mi sdraiavo e tiravo su i piedi e facevo finta che il soffitto fosse il pavimento e che ne so, mi sentivo piu' libero, come se stessi camminando su un pavimento solo mio, e mi viene in mente che magari sono venuto qui con la stessa idea, magari sto cercando un pavimento solo mio dove camminare.
Che poi a me a parlare di pavimenti mi viene in mente lei, che la canzone che ascoltavamo diceva cosi', e noi sto pavimento lo stiamo seguendo l'uno sottosopra all'altra, ma io credo che 'sto pavimento sia proprio lo stesso ed infatti quel giorno a casa mia anche lei mi diceva che si metteva a testa in giu' da piccola per camminare sul soffitto e a me era venuto da pensare che forse lo faceva ancora perche' lei e' una che fa le cose da bambina ogni tanto, ma neanche tanto quello, e' che fa le cose normali con un modo da bambina, tipo quando ride se sente la mia voce da sottosopra ed io allora non capisco piu' niente, come dice un altro mio amico vado in barca.
E' che io certe cose mi sa che dovevo vederle da sottosopra per capirle, a testa in giu' perche' se stavo girato normale mi sembravano come le altre ed invece sono diverse e lo vedi solo se le guardi da un altro angolo, tipo un amico che dice cose diverse dagli altri o una ragazza che ride in modo diverso dalle altre, diversi, sono proprio diversi quei due li', che quasi quasi tra un po' mi rigiro dal verso giusto e li vado a salutare guarda.
Magari con lui torno su a quel parcheggio dove stavamo appoggiati alla portiera, che poi e' il parcheggio dove ci siam fermati io e lei quella sera della festa che ha iniziato tutto, e parliamo un po' di com'era il mondo da sottosopra, e poi torno con lei nel primo posto dove siamo andati insieme dopo la sera del parcheggio e che, guarda un po', si chiama sottosopra, ed allora io ridendo le diro' che non c'era bisogno di venire qui in zelandia per essere sottosopra e che alla fine da qualsiasi parte io sia girato, l'importante e' che sia la stessa parte sua, e poi le parlero' un po' del mio amico, che un giorno aveva scritto un post sul suo amico sottosopra.
Che poi non e' che di cose come questa ne ha detta solo una, e' che forse questo e' un momento piu' giusto degli altri perche' per provare a trovare una direzione mi sono dovuto mettere a testa in giu', come se in tutti gli altri versi ci avessi gia' provato e non mi rimanesse altro davvero che capovolgermi come un saltimbanco.
Io mi ci mettevo a testa in giu' da piccolo, mi sdraiavo e tiravo su i piedi e facevo finta che il soffitto fosse il pavimento e che ne so, mi sentivo piu' libero, come se stessi camminando su un pavimento solo mio, e mi viene in mente che magari sono venuto qui con la stessa idea, magari sto cercando un pavimento solo mio dove camminare.
Che poi a me a parlare di pavimenti mi viene in mente lei, che la canzone che ascoltavamo diceva cosi', e noi sto pavimento lo stiamo seguendo l'uno sottosopra all'altra, ma io credo che 'sto pavimento sia proprio lo stesso ed infatti quel giorno a casa mia anche lei mi diceva che si metteva a testa in giu' da piccola per camminare sul soffitto e a me era venuto da pensare che forse lo faceva ancora perche' lei e' una che fa le cose da bambina ogni tanto, ma neanche tanto quello, e' che fa le cose normali con un modo da bambina, tipo quando ride se sente la mia voce da sottosopra ed io allora non capisco piu' niente, come dice un altro mio amico vado in barca.
E' che io certe cose mi sa che dovevo vederle da sottosopra per capirle, a testa in giu' perche' se stavo girato normale mi sembravano come le altre ed invece sono diverse e lo vedi solo se le guardi da un altro angolo, tipo un amico che dice cose diverse dagli altri o una ragazza che ride in modo diverso dalle altre, diversi, sono proprio diversi quei due li', che quasi quasi tra un po' mi rigiro dal verso giusto e li vado a salutare guarda.
Magari con lui torno su a quel parcheggio dove stavamo appoggiati alla portiera, che poi e' il parcheggio dove ci siam fermati io e lei quella sera della festa che ha iniziato tutto, e parliamo un po' di com'era il mondo da sottosopra, e poi torno con lei nel primo posto dove siamo andati insieme dopo la sera del parcheggio e che, guarda un po', si chiama sottosopra, ed allora io ridendo le diro' che non c'era bisogno di venire qui in zelandia per essere sottosopra e che alla fine da qualsiasi parte io sia girato, l'importante e' che sia la stessa parte sua, e poi le parlero' un po' del mio amico, che un giorno aveva scritto un post sul suo amico sottosopra.
martedì 3 giugno 2008
Com'è bello fallire dall'altra parte del mondo
La mail di un'amica che, sentendosi per un giorno talmente fallita da decidere di rivolgersi a me, ha fatto si' che realizzassi quanto è bello fallire dall'altra parte del mondo.
Bene, per festeggiare questo momento metterò su Mellon Collie and the infinite sadness e mi avvilupperò nel mio letto foderato di nero attendendo che un sonno mortifero mi colga.
Buona Zelanda a tutti.
La frase che ha scatenato la mia fantasia è stata: "E lo scrivo a lei perché so che può capire. Oggi è uno di quei giorni in cui vorrei trasferirmi dall'altro capo del mondo (hehe), con l'amara consapevolezza che fallirei anche lì".
"lei ", scortesemente scritto minuscolo, sarei io. E' che noi ci diamo del lei tra amici.
Non so se la cosa che mi ha eccitato di più sia stata il fatto che, in quel momento, sentendosi una merda, abbia subito pensato a me, sicura che io potessi capire cosa si prova, oppure l'idea di raggiungere l'altro capo del mondo per poter fallire anche lì.
Beh, fatto sta che ho realizzato in quell'istante di avere un'altra cosa di cui potermi vantare.
Quanti di voi possono sfoggiare fallimenti ai due estremi del globo?
Bene, per festeggiare questo momento metterò su Mellon Collie and the infinite sadness e mi avvilupperò nel mio letto foderato di nero attendendo che un sonno mortifero mi colga.
Buona Zelanda a tutti.
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